Marino Cattaneo

Sammlung von Gedichten über das Calancatal, geschrieben im lokalen Dialekt.

ROSSAUGIO

CalancascaCalancasca

Calancasca Calancasca del Pertüs Calancasca della Rogna
Calancasca burrasca, non cessa di mugghiare di lavorare
di lavorarmi scavarmi consumarmi le ossa. Mi vortica me
lontano giù giù verso chissà quali moese. No non cessa.
Unendliche Flussgeschichte. Le squame dei Ganan neppure
quelle resistono neppure i graniti dell’anima. Un serpe
che sgraffia montagne anche.

Montagne

I Termin i Biancalan i Giümela i Remia gli Strega i Remolasch
i Pianasc i Revi i Cogn le Rossa i Piotta i Parete
i Fraciòn gli Stabi gli Zapporthorn i Mucia gli Omenit
i Passit i Rodond i Pian Grand gli Arbeola le Rogna
le Burasca i Trescolmen i Largè le Gagela le Dragiva
i Calvaresc i Golin: dagli dei abbandonate dagli antichi
dei le montagne. Grevi del proprio corpo, assopite:
ognuna una propria maestosa fissità ognuna una propria
magnifica forma. Raggelate. Hanno un fare quel fare
sospeso le montagne, continuo, che si consuma di nuvole
di nebbie. Lì lì per crollare certe, tra un istante
di secoli magari.

Frana (l'ordine naturale)

Dopo dopo dopo tutto il germinare l’allignare il germogliare
il maturare il ponderare lo smuovere l’affusolare
il plasmare il coltivare il fabbricare il mercanteggiare,
dopo tutto il biascicamento, uno iato, la frana.
Terra sfatta sassi massi legni scorticati radici, accumulo
ammasso inestricabile. Grandiosa assenza di senso,
un senso di smarrimento.

Sentiero

La frana ma, dopo che l’unghia di paura si è ritratta e
lo scatenamento delle forze placato per sempre (sempre,
così sembra a un olfatto attento), ecco che un qualcosa
di sentiero prende a disegnarsi tra i sassi dell’alnedo
qualcosa di sottile, una bava per i piedi, che riprende
a unire mani lontane occhi di case occhi di Rossa occhi
d’Augio. E il versante ispido della montagna, il pendio
muschioso dell’ircocervo, lo si traversa leggeri.

Arte (l'ordine geometrico)

Calancasca montagne incombenti slavine lavinacce frane.
Il sentiero. Li cresce adagio adagio i propri luoghi il
sentiero, luoghi di resistenza luoghi minimi, luoghi di
legno che prendono forma dal caos, forma geometrica. Da
quell’affastellamento nascono. Così euclidei così tersi
nell’aprirsi/chiudersi al respiro all’anima segreta dei
viandanti. Qua e là, una fioritura legnosa del sentiero
mai vista prima, dal profumo cangiante, ora introflesso
ora estroflesso, ora ombra ora luce ora acuto ora tenue
nel proprio modo di avvolgere chi passa. Qua e là, arte
di sentiero ricommessura ordinata di tronchi (idealmente
quei legni che forse un secolo fa la frana travolse)
misurati sgrossati tagliati, disposti d’avere un senso.
Uno sull’altro con esattezza, secondo i calcoli secondo
il disegno, così, semplicemente, da fare spazio a tutto
il ragionarsi e lo stupirsi dei viandanti. Luoghi di
sosta, luoghi per stare tra sé e sé o per incontrarsi a
stare, stare meno in bilico sul versante scosceso della
vita.

Marino Cattaneo, ottobre 2020