David Tremlett: Tre chiese a Rossa
David Tremlett
Wall drawings
Tre cappelle storiche*, risalenti al Seicento e qui situate, sono state dipinte all’esterno dall’artista anglo-svizzero, dopo un’opera di restauro volta anche a tutelarne la continuità delle funzioni originarie e compiutasi grazie a donazioni di enti pubblici e privati.
Tre cappelle di David Tremlett in Val Calanca, Svizzera
THEMA rivista dei beni culturali ecclesiastici 10/20, Centro studi Architettura e Liturgia
di Andrea Jasci Cimini
Circondata dalle montagne alte fino a 3000 m delle Alpi dell'Adula, la Val Calanca è una delle zone italofone del Canton Grigioni. Composta da cinque comuni, ha una popolazione che in totale è inferiore ai mille abitanti. Questa piccola comunità, negli ultimi anni, si è distinta nel panorama internazionale per delle attività innovative di valorizzazione del patrimonio paesaggistico, storico e culturale.
Rossa, il villaggio più alto della valle, ha avviato nel 2012 un processo di restauro degli antichi terrazzamenti agricoli e dell'antico abitato della zona della Scata. Ciò ha permesso la costruzione di una visione d'insieme delle vestigia di quello che era un insediamento alpino del sedicesimo secolo. Allo stesso tempo, un particolare fermento artistico ha consentito ad un piccolo borgo montano di diventare una meta importante nel mondo dell'arte contemporanea.
Il 14 luglio 2019, in occasione della festa del Carmine, su iniziativa della Fondazione RossArte e con il consenso unanime dell'assemblea parrocchiale, sono stati inaugurati tre lavori che fanno parte del percorso di ricerca "wall drawings" dell'artista svizzero-inglese David Tremlett. Si tratta di un intervento artistico sulle facciate esterne della Cappella di San Carlo al Sabbione, della Cappella delle Grazie e della Cappella di Santa Maria Maddalena al Calvario. Un'operazione che si basa sulla sovrapposizione di forme e colori su architetture costruite. Dei disegni bidimensionali che secondo Tremlett, una volta sulle pareti, diventano sculture.
Sono ovviamente opere site-specific pensate su misura per ogni singola cappella. Interessanti in questo senso i disegni preparatori e le bozze di lavoro che vedono tutte le facciate affiancate, pensate come un nastro che avvolge l'edificio. Al momento della preparazione di questi bozzetti, le cappelle si presentavano già rivestite di un semplice intonaco chiaro L'opera di pittura da parte dell'artista è stata preceduta da un lavoro propedeutico di ripristino degli intonaci avvenuto in più fasi nel corso del tempo.
La visita alle tre cappelle può essere pensata come un percorso che parte dalla Cappella di San Carlo al Sabbione. Edificata nel 1686, si trova inserita in prossimità del nucleo storico e fa parte, come le altre due cappelle, di quell'architettura sacra definita ingiustamente minore, nata dalla fede e dalla volontà popolare.
L'artista applica su questo edificio sacro delle fasce orizzontali di colore pastello, sormontate da un motivo vermiglio che fa da base a fasce verticali che arrivano fino al tetto.
Passando attraverso l'area recentemente rinnovata delle vestigia dell'abitato e dei terrazzamenti della zona della Scata, si arriva alla Cappella delle Grazie, edificata nel 1702. Il percorso in salita permette di ampliare lo sguardo sul paese e sulla valle, facendo sì che il viaggio verso le cappelle diventi anche un viaggio di scoperta del territorio. Questa cappella si trova in posizione dominante sul villaggio e rappresenta concettualmente la chiusura della parte abitata della valle. L'opera è composta da motivi geometrici realizzati con cromie calde, sovrapposti ad una base amaranto e verde.
Continuando l'ascesa si giunge alla cappella più piccola, quella di Santa Maria Maddalena al Calvario, 1696. L'artista ha scelto un rosso molto intenso, intervallato da geometrie grigie e nere.
La fondazione RossArte, con l'aiuto di privati e associazioni, è intervenuta anche rifacendo la tradizionale copertura in piode.
Gli interni sono molto semplici con limitate decorazioni e come quelli delle altre cappelle saranno oggetto nei prossimi anni di restauro. L'opportunità di intervenire in un modo così caratterizzante su edifici e testimonianze storiche è sicuramente un tema delicato che va ponderato attentamente in relazione a ogni situazione specifica, con la dovuta cautela a preservare e non alterare irreparabilmente l'opera. L'intervento artistico sulle cappelle a Rossa è sicuramente ardito e coraggioso, ma permette una chiara riconoscibilità delle parti contemporanee rispetto a quelle storiche ed è anche eventualmente reversibile se si considera la finitura esterna di questi specifici edifici, ed in particolare la pittura, come uno strato d'usura perennemente mutevole e rinnovabile. Lasciando aperto il dibattito sull'opportunità e sulle modalità di operazioni artistiche contemporanee sugli edifici storici, il caso di Rossa permette di riflettere sulla capacità del colore di modificare in modo radicale la percezione di un oggetto architettonico e rinnova l'atto del disegno sulla parete che è una delle azioni fondative dell'arte e dell'arte sacra. L'opera di Tremlett ha rappresentato una esperienza importante per la popolazione della valle che ha seguito attivamente le fasi realizzative e ha preso coscienza di come l'arte contemporanea possa arricchire l'identità di un territorio meraviglioso che ha bisogno di essere raccontato per non cadere nell'oblio. L'abitato di Rossa è l'ultimo paese della valle; non è un luogo di passaggio, ma è necessariamente una meta. La presenza di importanti opere di artisti internazionali sicuramente incentiva il turismo e apre nuove prospettive alle persone che decidono di rimanere a vivere in paese.
David Tremlett si è formato alla scuola d'arte di Falmouth e Birmingham e al Royal College of Art. Nei primi anni settanta è diventato famoso come parte della generazione della "New Art". Ha esposto i suoi lavori in tutto il mondo. Nel 1992 è stato selezionato per il Turner Prize.
Nel villaggio di Rossa, si segnala inoltre la "Swisshouse" "Sinusoide, permanent work in situ". Un'opera di Davide Macullo e Daniel Buren in collaborazione con Mario Cristiani di Galleria Continua.